Ne indicheremo subito il luogo dove si trova e l’aspetto che lo contraddistingue, per poi passare a dimostrare che quello da noi indicato e descritto è realmente il primo simbolo araldico di Montàgano e non di un’altra cosa, come ad esempio il contrassegno della locale famiglia feudale. Ebbene chi, prima del terremoto del 2002, decideva di entrare nella Chiesa Madre di Montàgano (oggi purtroppo chiusa) era immediatamente attratto dalle due eleganti acquasantiere in pietra, appoggiate ai primi pilastri dell’edificio sacro. Due pile a forma di coppa, dal diametro di 53 centimetri, sostenute da colonnine agili e istoriate di 105 centimetri d’altezza. L’acquasantiera di destra ha il sostegno che poggia sopra un grosso dado quadrangolare, al cui centro è raffigurato un toro dalle corna adorne di edera. Un tale dettaglio ornamentale, apposto a quel particolare animale, non lascia dubbi sul fatto che questo rappresenti il mitico toro che, durante una «primavera sacra», guidò a colonizzare il Sannio una schiera di giovani Sabini. Al di sopra, poi, di questa figura, si vedono sei lettere maiuscole, disposte su duplice riga: H • O • F , iniziali di HOC OPUS FECIT, e F • L • M, iniziali del nome dello scultore. Sotto la raffigurazione del toro, leggiamo: P • A • D, cioè PRINCIPIO ANNI DOMINI (all’inizio dell’anno del Signore), seguito dalla data 1543. L’acquasantiera fu scolpita, dunque, durante i primi mesi di quell’anno. La sua gemella invece, che si trova a sinistra di chi entra in Chiesa dalla porta centrale, è sì coetanea dell’altra, ma di essa è meno elaborata. In compenso, però, reca scolpito sul proprio fusto uno scudo araldico a testa di cavallo, al centro del quale è incisa una grossa “emme” (M), sormontata da una croce trilobata o di San Maurizio. Qualcuno ha voluto leggervi una stella e non una croce. Ma, se fosse questa l’interpretazione corretta, i raggi della stella non terminerebbero con tre lobi. Eppoi, l’autore di questa diversa lettura non si è accorto che il braccio verticale dell’incisione manca, nella sua parte inferiore, dei tre lobi, che invece sono presenti alle estremità degli altri bracci. In ogni caso, la correttezza della nostra descrizione può essere facilmente controllata, osservando la foto qui accanto riprodotta. Ai lati poi dello scudo, sono scolpite le cifre 1 e 5, a destra; e le cifre 4 e 3, a sinistra. Dunque, come si è già anticipato, anche questa acquasantiera fu realizzata nel 1543, quando cioè Montàgano era sotto la Signoria dei “di Capua” . Letto dunque e interpretato il predetto stemma cinquecentesco, ne va stabilita ora l’esatta attribuzione. Noi riteniamo, senza alcun dubbio, che esso sia il primo stemma finora noto del Comune di Montàgano. E ciò per due motivi. Primo perché, essendo feudatari di Montàgano nel 1543 i conti “di Capua” ed esattamente il conte Vincenzo (1530-1553) , la lettera M dello scudo araldico non può essere interpretata, né come l’iniziale di quella famiglia gentilizia, né come l’iniziale del suo conte di turno. L’altro motivo, che esclude per di più ogni altra attribuzione, è rappresentato dal costume di inscrivere negli scudi araldici comunali la lettera iniziale dei Comuni stessi, come facilmente si desume dai 19 stemmi di Comuni molisani, qui di seguito elencati: Agnone, Belmonte del Sannio, Campolieto, Casacalenda, Castellino del Biferno, Colli al Volturno, Lucito, Macchia d’Isernia, Matrice, Montenero Valcocchiara, Oratino, Pesche, Pettoranello, Pozzilli, Provvidenti, Ripalimosani, Rotello e Trivento. Quanto al tempo, infine, in cui tale stemma rimase in vigore, possiamo ritenere che esso non abbia riguardato gli anni della contea di Montàgano anteriori al Cinquecento, e tanto meno quelli della sua baronia, visto che lo scudo araldico riprodotto sull’acquasantiera è tipico del XVI secolo.